sabato 28 febbraio 2009

Cari amici di Melissandra.it, avrete sicuramente letto l'articolo di Foix sul giornale "La Voce di Sant'Onofrio" del mese di Gennaio 2009.
Ci siamo accorti di essere stati "nominati" da Foix, per aver effettuato pubblicazioni esilaranti. Riportiamo di seguito quanto scritto dal signor Foix che tra l'altro ringraziamo per le gentili parole riportate nella prima parte. "Il sito melissandra.it, cui va per altri versi riconosciuto di svolgere un servizio pregevole, si lascia andare a esilaranti pubblicazioni, con dichiarazioni vaneggianti, addirittura ricorrendo ad un fantomatico Foix con lessico saccente, offensivo e da perfetto idiota". Sinceramente cari amici, non abbiamo ben capito a che genere di articoli si riferissi il signor Foix. Ci farebbe piacere se lui potesse scrivere su questo spazio per farci sapere dove abbiamo sbagliato ed in che modo. Purtroppo non si fa altro che parlare male delle cose. E' sempre facile fare critiche e più difficile attivarsi pienamente per creare qualcosa di concreto nel nostro piccolo paese. Aspettiamo il commento dei nostri visitatori.

Melissandra.it staff

lunedì 16 febbraio 2009

articolo inviato da: Palma Virdò da Toronto

Carissimi amici di S.onofrio e sopratutto genitori e nonni.
Da compaesana, residente in Canadá, mia terra adottiva dalla fine degli anni sessanta, voglio inviarvi un messaggio d’amore e di fratellanza. Molti di voi mi conoscono per essere nata e cresciuta sotto lo stesso cielo e dentro le stesse “mura” e per aver trascorso ore di studio insieme. Sono un’appassionata insaziabile della nostra bellissima lingua e cultura italiana, della quale sono anche portavoce, come insegnante di lingua e cultura italiana presso una scuola cattolica di Toronto da circa un trentennio, ma ancora di più sono appassionata del dialetto che porto caramente nel cuore.

Ricordo come negli anni sessanta, anni in cui studiavo a Vibo Valentia, bei tempi allora,
il nostro dialetto era ancora molto forte, molto duro da sdradicare, tanto che, a volte a scuola si aveva diffocoltá ad esprimersi in un italiano propriamente corretto.
Si parlava il dialetto quasi ovunque, in famiglia con i genitori, con i nonni che ci tramandavano racconti, fiabe, filastrocche, canzoncine e proverbi, tutto oralmente;
si parlava dialetto anche fuori casa, con gli amici, compagni di gioco e compagni di scuola.

Con il passare degli anni l’italiano ha preso il sopavvento sulla parlata dialettale,
per cui, in questi ultimi tempi, il nostro dialetto e i dialetti in generale sembrano perdere quota e rischiano di scomparire. Saranno state molte le ragioni e le cause di questa evoluzione linguistica. Sará perchè il dialetto faceva parte di quella che viene chiamata “Civilta’ Contadina” ormai storia o per l’estensione dell’obbligo scolatico e la possibilitá di avanzare negli studi. Sará perchè, a cominciare dal dopoguerra, la popolazione ha iniziato l’esodo dalla campagna alla cittá per migliorare le condizioni di vita e l’esodo verso nuove frontiere. Sará per il sopravvento dei mezzi di comunicazione, come la radio e la televisione, sará per quel che è stato, ma i dialetti, incluso il nostro, stanno scomparendo dalla faccia della terra. Ormai sono poco discernibili le sfumature dialettali che contraddistinguevano un paese da un altro, anche se molto vicini tra loro. Ai miei tempi, dalla parlata si poteva conoscere il luogo di provenienza di una persona. Si conosceva chi era di Vibo, chi era di Stefanaconi, di Filogaso o di Maierato; ogni comunitá conservava la su autentica parlata e cultura.

Ora, questo non sembra esistere più. Da quanto ho potuto constatare durante le mie frequenti visite al paese, quasi tutti i giovani e i meno giovani parlano l’italiano. Molti si esprimono con l’italiano trasmesso dalla televisione, non l’italiano di alto livello, parlato invece con molta eleganza e raffinatezza dalle persone coinvolte in attivitá professionali e culturali di alto calibro. La nostra lingua italiana, direi, non solo ha perso la sua autenticitá di sfumature inerenti alla parlate regionali, provinciali e paesane, ma viene continuamente “bombardata” da lingue e culture straniere. Questo fatto mi rammarica molto, perchè noi che ci troviamo fuori delle “mura” del paese, stiamo lottando per mantenere viva la nostra lingua e il nostro patrimonio culturale, compreso il nostro dialetto, parlato e capito anche dai nostri figli. Non trascuriamo questo immensa ricchezza che ci contraddistingue! Sarebbe come rinnegare il nostro passato, le nostre radici, la nostra vera esistenza! Dobbiamo farlo questo sforzo tutti insieme per non “morire” culturalmente. Dobbiamo impegnarci seriamente a ripristinare ciò che abbiamo trascurato per molti anni, a ripristinare la voce dei nostri avi, il cui eco è ancora presente nelle mura delle nostre case, delle nostre chiese, dei nostri cimiteri, delle nostre terre e dei casolari di campagna ora abbandonati, nei folti cespugli spinosi che nascondono le fontanelle dove i nostri avi andavano a dissetarsi durante le arsure estive.

Se non ci impegniamo seriamente il nostro dialetto e le nostre tradizioni saranno per sempre risucchiati nelle voragini dell’aria e della terra.
Cari nonni e genitori di S. Onofrio, finchè possiamo cerchiamo di tramandare la bellissima parlata dialettale con la quale siamo cresciuti nei momenti di gioia e di dolore. Recitate con i piccoli le filastrocche dei nostri nonni e bisnonni, cantate le nenie per farli addormentare, insegnate ai più grandicelli i detti e i proverbi adatti ad ogni tempo, stagione ed occasione, di sapore antico, ma ancora attuali nell’evoluzione dei tempi, quei proverbi creati dalla saggezza dei contadini, veri maestri del sapere.

Forse fra cento anni o ancora di più saranno necessari degli scavi archeologici per
sapere che cosa era una “gozza” e a che cosa serviva e forse ci vorranno degli studi linguistici per sapere che cosa era una “pizzica” con cui trascorrevano ore ed ore di gioco all’aria aperta i bambini di allora, quando ancora non esistevano i giochi elettronici.
Queste e altre bellissime cose fanno parte di un mondo che sta per scomparire.
Spesso mi domando, “che cosa ne sará del nostro dialetto e delle nostre tradizioni fra cinquant’anni o fra cent’anni?” Lascio agli studiosi la risposta alla mia domanda.
“Cosa possiamo fare noi per farli ancora rivivere?”
Impegniamoci a fare quel poco che possiamo.

Palma Virdó

lunedì 9 febbraio 2009

Abbiamo ricevuto un commento all'articolo sulla Strage dell'Epifania  e desideriamo pubblicarlo come articolo a se stante.

Articolo inviato da Ergo

La strage dell'epifania ha mietuto 2 vittime e 9 feriti tra cui alcunu gravi. Ha lasciato a terra in piazza morte e nella mente dei Santonofresi terrore e tragico rammarico. I protagonisti di quella strage inumana è ancora nelle orecchie e negli occhi di chi l'ha vissuta direttamente e indirettamente. Nella lotta tra faide ebbe la peggio Sant'Onofrio come immagine e come serenità nelle famiglie. Come negli anni Ottanta la paura ritornava a vivere. Dopo tanti lunghi anni la Giustizia si è ricordata anche di quegli anni bui in cui Sant'Onofrio era ritornato alla ribalta nazionale per fatti di criminalità. La storia si ripete: gli anni Ottanta con le bombe agli amministratori e la caduta dell'amministrazione comunale, gli anni Novanta con la strage dell'Epifania. E oggi una nuova caduta di un altra amministrazione. Nel 1983 come nel 2008 l'istituzione comunale è stata lasciata troppo sola con se stessa. Nessuna discussione sugli episodi gravi, nessuna attenzione per gli amministratori che non hanno accettato di essere stretti nella morsa dell'indifferenza e sia nel primo che nel secondo caso hanno deciso di lasciare la poltrona ad altri già pronti a riconquistare il "potere" estirpato dal voto popolare. La storia si ripete e i Sindaci ad essere andati via e a lasciare libera la casa comunale sono in tanti: Marago', Facciolo, Pronesti' e Ciancio. Gli altri hanno goduto di sole altrui e forse non hanno fatto ombra ad alcuno.

giovedì 5 febbraio 2009

fonte: Ansa

(ANSA) - VIBO VALENTIA, 5 FEB - La Guardia di finanza ha sequestrato a Vibo Valentia appartamenti e complessi residenziali, per un valore di 30 milioni di euro. Erano stati realizzati in aree a forte rischio idrogeologico colpite in passato da alluvioni. Sono stati sequestrati, complessivamente, 120 appartamenti e otto complessi residenziali. Una delle aree e' quella di Bivona, colpita nel luglio del 2006 da un'alluvione che provoco' la morte di tre persone, tra cui un bambino.