martedì 12 gennaio 2010





Ringraziamo Raffaele Vacirca per la gentile concessione delle foto

domenica 10 gennaio 2010















Ringraziamo NP per la gentile collaborazione


















09.01.2010-SOLE 24 ORE -
«Gli immigrati non vengono in Italia solo a fare lavori che gli italiani non vogliono più fare, ma anche a difendere diritti che gli italiani non vogliono più difendere». Roberto Saviano, autore trentenne del bestseller mondiale Gomorra, simbolo della lotta alle mafie che il Sole 24 Ore ha inserito nella classifica dell’uomo dell’anno per la battaglia di legalità, non rinuncia a vedere negli incidenti di Rosarno un lato positivo.

L’altra faccia della luna. A mostrarla sono gli immigrati che protestano contro le mafie oggi come a Villa Literno nel settembre 1989, dopo l’omicidio del sudafricano Jerry Masso, e a Castel Volturno nel settembre 2008 dopo l’uccisione di sei immigrati. Saviano – che in questa intervista lancia l’allarme per il rischio di nuovi attentati di ‘ndrangheta e camorra dopo la bomba di Reggio Calabria – non nega che le modalità della rivolta siano criticabili, ma è convinto che «a ribellarsi è la parte sana della comunità africana» che non accetta compromessi con la criminalità. «Quello che colpisce – dice lo scrittore – è che gli immigrati hanno un coraggio contro le mafie che gli italiani hanno perso. Per loro il contrasto alle organizzazioni criminali è questione di vita o di morte». Non vanno criminalizzati. «Piuttosto dovremmo considerarli alleati nella battaglia all’illegalità». Saviano non vuole criminalizzare gli immigrati di Rosarno, che nelle regioni a rischio mafia entrano nella rete della criminalità organizzata fin dallo sbarco. «Mentre nel nord Italia la Lega ha continuato a ostacolare l’immigrazione, la camorra si è lentamente impadronita del monopolio dei documenti falsi: le leggi più severe sull’immigrazione le hanno fruttato milioni di euro».

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fonte ANSA

Negli occhi di tanti di loro molta delusione per quanto accaduto e tanta tristezza anche se, hanno detto, la Calabria "non è tutta uguale''.

A Sibari, come in altre parti della regione, ad esempio - dice uno di loro chiuso nel suo giaccone e con in testa un cappellino nero con su scritto 'Italia' - è meglio che a Rosarno dove sin dall'inizio ci hanno trattato male". "Si parla di Calabria terra di accoglienza - gli fa eco un altro in giacca e pantalone mimetico da anni a Rosarno - ma, mi chiedo: dove sta l'accoglienza? State perdendo tutti i vostri valori".

Fonte ANSA.it

Leggiamo attentamente queste parole dette dagli immigrati e riflettiamo bene cari amici di Melissandra.it