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A Sant’Onofrio non accenna a diminuire il dolore che dalla notizia dell’incidente ha pervaso l’intera comunità e di cui se ne è fatta interprete l’amministrazione comunale. Con un’ordinanza, il sindaco Franco Ciancio ha proclamato il lutto cittadino in concomitanza con i funerali solenni, previsti per oggi pomeriggio nella chiesa matrice, in considerazione della “profonda e straordinaria commozione suscitata presso la cittadinanza”.
E saranno le note musicali di “Io vagabondo”, la canzone dei Nomadi icona degli ideali di libertà di più generazioni, ad accompagnare, al termine della funzione religiosa, che verrà officiata dai parroci don Antonio Mazzeo e don Maurizio Raniti , il commiato di Paolino dalla sua gente.
Questa era infatti la canzone che Paolino eseguiva al termine delle sue applaudite performances durante i matrimoni o nelle feste in piazza. Questa la canzone che, come afferma Gerardo Defina, oggi assessore comunale e da sempre amico fraterno di Paolino, “più di ogni altra faceva cogliere il senso della vita di questo piccolo grande uomo. Che nella semplicità e nella spontaneità aveva le sue armi migliori, tanto da farlo considerare a pieno titolo da ogni famiglia come un suo legittimo componente”.
In effetti, nella sua decisione di stabilirsi a Sant’Onofrio, lontano dagli altri fratelli che vivevano nel nord Italia, Paolino aveva fatto la sua scelta consapevole di libertà. Sicuro di godere in ogni momento della solidarietà e della vicinanza di un’intero paese che lo aveva eletto come suo figlio prediletto. Un pasto caldo o un vestito nuovo, un paio d’occhiali in sostituzione di quelli rotti o un pacchetto di sigarette non mancavano mai a Paolino. E lui ricambiava a modo suo, entrando nelle corde e nei sentimenti dei santonofresi di tutte le età e di ogni ceto sociale, che in queste ore non hanno fatto mancare un fiore e una preghiera presso la sua modesta abitazione o sul luogo dove è tragicamente deceduto.
I santonofresi, in questi primi giorni in cui Paolino non c’è più, cominciano realmente a capire quanta parte importante della vita comunitaria occupasse.
Lo ricordano con affetto i bambini, ancora intento ad animare il ballo sfrenato dei giganti o la suggestiva novena di Natale alle prime luci dell’alba per le vie del paese; così come gli adulti, per la presenza vivace ai matrimoni quanto discreta ai funerali, ma con in mano sempre un mazzo di fiori, o durante i comizi elettorali e le partite della sua amata Juventus, con le battute ad effetto che scioglievano la tensione del momento ed inevitabilmente si concludevano in una coinvolgente risata collettiva. E molti vanno già con il pensiero, velato di malinconia, alle ormai imminenti festività pasquali. Che puntualmente Paolino apriva con il giro mattutino del paese la domenica delle Palme, intento alla distribuzione casa per casa di un ramo di palma e di ulivo benedetti, accompagnati da quel fragoroso e bonario sorriso che costituiva il tratto caratterizzante della sua profonda umanità.
(Raffaele Lopreiato, da Gazzetta del Sud 5 marzo 2008)
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Paolino era, forse senza saperlo, l’ultimo vero figlio della civiltà contadina santonofrese.
In quel suo autoinvitarsi ai matrimoni, nella sua verve partecipativa ad ogni piccolo o grande avvenimento pubblico della nostra comunità, nel suo delicato accostarsi con un mazzo di fiori alla tragedia della morte che colpiva nostri concittadini, si intravedono appunto quei caratteri fondamentali di amicizia, solidarietà, condivisione che erano l’essenza stessa del modo di agire dei nostri avi.
Era un vagabondo per scelta Paolino, perchè nella sua disarmante semplicità e bonarietà di eterno ragazzo aveva saputo colgiere l’essenza “vera” della vita: goderla fino in fondo in tutte le sue variegate sfaccettature, senza quell’assillo dell’ “avere” e dell’ “apparire” che ormai banalizza ed ingrigisce, fino a corroderla definitivamente, la vita di ognuno di noi.
Ciao, Vagabondo, ci mancherai.
(Un amico che ti ha voluto bene)
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Passavo di li per caso,
mi sono fermato e t ho visto.
Eri a terra sull'umido asfalto
eri disteso quasi col sorriso.
La vita ancora un volta ti è stata crudele,
li steso immobile e noi (tanti)
che per l'ultima volta ti volevamo vedere.
Gli agenti ti accerchiavano
e non ci facevano avvicinare,
forse speravamo solo di poterti aiutare.
Guardaci da lassù, INTESI.????
ci mancherai Paolino a tutti noi santonofresi...
Albino