mercoledì 5 marzo 2008

 

C’erano davvero tutti.
Le autorità istituzionali con in testa il sindaco Franco Ciancio ed il consigliere regionale Pietro Giamborino, le rappresentanze delle associazioni culturali e sportive, i volontari del servizio civile.

Ma c’era soprattutto la gente. Tantissima gente, accorsa anche dai paesi limitrofi, per accompagnare Paolino Griffo nell’ultima passeggiata dalla sua modesta casetta popolare alla chiesa matrice.

Accompagnato dalle suggestive note eseguite dalla banda musicale, le serrande dei negozi abbassate quale segno tangibile del lutto cittadino.
E con il feretro portato a spalla nel lungo e mesto tragitto, con a darsi il cambio i tanti amici che volevano bene a Paolino.

Una partecipazione corale quindi, a testimoniare di una comunità ancora ricca di sentimenti antichi, che rimandano a quella civiltà contadina che costituisce l’essenza fondativa della sua storia e che stavolta si è ritrovata, nelle parole di don Maurizio Raniti, “per rendere l’estremo omaggio non ad un grande uomo di cultura o di scienza, ma ad un giovane dalla storia anonima che con la sua semplicità ha saputo comunque conquistare l’affetto di tutti”.

D’altronde, a dare il senso di un cordoglio e di una partecipazione collettiva che andavano crescendo con il passare delle ore, da quel venerdì pomeriggio in cui Paolino aveva tragicamente cessato di vivere, le tantissime mail che hanno letteralmente sommerso il sito ufficiale cittadino “melissandra.it”. In tanti, avevano inteso affidare ad una riflessione, ad una semplice frase, il loro dolore per la perdita di “questo eterno ragazzo” che lo stesso Pino Nano, santonofrese doc e direttore del Tg3 Calabria, aveva definito “un pezzo importante della storia del mio paese”.

Anche da don Antonio Mazzeo, che con don Raniti, don Fortunato Figliano ed il diacono Antonio Arcella ha officiato la solenne funzione funebre, sono venute parole toccanti per Paolino, definito “amico della gente”, mentre il sindaco Ciancio, dopo averne ricordato “la contagiosa allegria ”, si è soffermato “sul grande vuoto che egli lascia in ognuno di noi”.
Sulle note di “Io vagabondo”, la sua canzone preferita, eseguita dal coro parrocchiale, un
prolungato quanto commosso applauso ha salutato Paolino nel suo ultimo viaggio “lassù, dove gli è rimasto solo Dio”.

(Raffaele Lopreiato, da Gazzetta del Sud del 6 Marzo 2008)

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