domenica 10 gennaio 2010



09.01.2010-SOLE 24 ORE -
«Gli immigrati non vengono in Italia solo a fare lavori che gli italiani non vogliono più fare, ma anche a difendere diritti che gli italiani non vogliono più difendere». Roberto Saviano, autore trentenne del bestseller mondiale Gomorra, simbolo della lotta alle mafie che il Sole 24 Ore ha inserito nella classifica dell’uomo dell’anno per la battaglia di legalità, non rinuncia a vedere negli incidenti di Rosarno un lato positivo.

L’altra faccia della luna. A mostrarla sono gli immigrati che protestano contro le mafie oggi come a Villa Literno nel settembre 1989, dopo l’omicidio del sudafricano Jerry Masso, e a Castel Volturno nel settembre 2008 dopo l’uccisione di sei immigrati. Saviano – che in questa intervista lancia l’allarme per il rischio di nuovi attentati di ‘ndrangheta e camorra dopo la bomba di Reggio Calabria – non nega che le modalità della rivolta siano criticabili, ma è convinto che «a ribellarsi è la parte sana della comunità africana» che non accetta compromessi con la criminalità. «Quello che colpisce – dice lo scrittore – è che gli immigrati hanno un coraggio contro le mafie che gli italiani hanno perso. Per loro il contrasto alle organizzazioni criminali è questione di vita o di morte». Non vanno criminalizzati. «Piuttosto dovremmo considerarli alleati nella battaglia all’illegalità». Saviano non vuole criminalizzare gli immigrati di Rosarno, che nelle regioni a rischio mafia entrano nella rete della criminalità organizzata fin dallo sbarco. «Mentre nel nord Italia la Lega ha continuato a ostacolare l’immigrazione, la camorra si è lentamente impadronita del monopolio dei documenti falsi: le leggi più severe sull’immigrazione le hanno fruttato milioni di euro».

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