martedì 4 settembre 2007

Fonte Corriere.it (web)

Napolitano ricorda Dalla Chiesa. Il governo: un tutor per gli imprenditori a rischio




ROMA - Anche se è passato un quarto di secolo dalla strage di via Isidoro Carini a Palermo, lo Stato non può dimenticare il sacrificio del generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, della sua giovane moglie Emanuela Setti Carraro e dell'agente Domenico Russo. Anzi, anche dopo 25 anni, il presidente della Repubblica chiede che in nome di quel sacrificio ci sia «una efficace mobilitazione della società civile contro la cieca violenza mafiosa». Perché, spiega Giorgio Napolitano, «quella memoria va onorata tenendo sempre alta la guardia...». Il messaggio che il capo dello Stato ha inviato al prefetto di Palermo, Giosuè Marino, ricorda e attualizza lo «straordinario impegno del generale Dalla Chiesa nel combattere ogni forma di violenza e di illegalità nel lungo percorso di lotta contro il terrorismo e la mafia». Però, nelle stesse ore, Giorgio Napolitano ha voluto anche manifestare la sua vicinanza ad Andrea Vecchio, il presidente dei costruttori di Catania, che proprio al capo dello Stato aveva denunciato l'oppressione del pizzo fino a innescare la clamorosa proposta del vertice dell'Assindustria siciliana di espellere gli imprenditori disposti a pagare il racket delle estorsioni.


Ora quella proposta viene rilanciata con qualche tono polemico dal presidente dell'Assindustria Calabria, Umberto De Rose: «Anziché espellere chi paga il pizzo mandiamo via gli imprenditori che pagano le tangenti ai politici e agli amministratori, o quelli che non pagano le tasse ». De Rose sostiene che il pizzo si paga perché minacciati, mentre le tangenti sono una libera scelta di chi cerca le scorciatoie per fare impresa: «Personalmente non me la sento di espellere un collega che decide, forzatamente e sotto violenza, di pagare il pizzo. Quindi capisco la logica che ha ispirato Assindustria Sicilia ma la ribellione al pizzo non passa attraverso queste misure...». Perché, insiste il leader degli industriali calabresi, «chi paga il pizzo non lo fa per procurarsi un ingiusto arricchimento, come avviene quando si pagano le tangenti o non si versano le tasse dovute. Questi ultimi due comportamenti, sul piano dell'alterazione della concorrenza, sono a mio parere molto più gravi». Oggi, intanto, arriva a Palazzo Chigi il governatore della Calabria, Agazio Loiero, che incontrerà Prodi e Amato per sottoporre loro un «pacchetto » di proposte per fronteggiare la presenza dei clan. Il governo dovrebbe varare, ma non solo per la Calabria, un programma per istituire il «tutor» degli imprenditori che operano nelle zone più a rischio del Mezzogiorno.


Dino Martinaro


04 settembre 2007

2 commenti:

  1. Dai ragazzi/e adulti scrivete sul sito non lo abbondoniamo..proponete un argomento da trattare così ognuno può dire la propia opinione e discuterne insime..

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  2. mmmm espellere chi paga le tangenti...beh espellere e che fanno solo con l'espulsione bah:S è un qlks che nn porta a niente ...e poi dico io le tangenti se le pagano tra loro si corrompono a vicenda tra mafiosi e politici,tra imprenditori e politici,tra politici e politici...ma guarda caso di mezzo ci sta sempre la politica..kissà xkè,forse xk polita è =corruzione,politica è=collusione e infine politica è =mafia,mi sa che ancora napolitano nn ha capito che:nn solo dietro ql sacrificio,km lo kiama lui,di dalla chiesa ma anche di quelli prima e quelli dopo,che tutte qll morti nn sono avvenute x mano solo dei MAFIOSI ..ma il caro presidente nn riesce o meglio nn vuole capire che tutto ciò che è successo negli anni di piombo è accaduto x mano di un meccanismo dove mafia e politica mangiavano dallo stesso piatto...e le cose nn sono mica cambiate...la mafia e la politica sono due elementi che nn si possono scindere..e anche se la mafia può kmq sopravvivere senza l'appoggio della politica e la politica che nn vive senza il volere della mafia...quindi è inutile che il mio caro presidente mi fa sti discorsi xk lui qst cose le sa meglio di chiunque altro avendo km senatore a vita il primo capo/boss dei mafiosi italiani sarebbe a dire GIULIO ANDREOTTI ;)... UN SALUTO A TUTTI CIà CIà

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