domenica 27 gennaio 2008



foto di: Ambra Craighero

SE QUESTO E' UN UOMO





Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case;
Voi che trovate tornando la sera
Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce la pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì e per un no

Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno:

Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole:
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli:
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri cari torcano il viso da voi.


Primo Levi


2 commenti:

  1. Grazie per questa poesia che mi hai fatto trovare. è stata un bel regalo.

    Seduto davanti al PC, l'immaginazione mi porta a migliaia di Km lontani dalla mia camera. L'immaginazione mi porta indietro nel tempo su un vagone merci che viaggia verso mete sconosciute. Ammucchiati come bestie, al buio, con la puzza di marcio...uomini cadaveri che non son giunti a destinazione per il loro stato malato e debole già alla partenza...ma tutti devono partire perchè bisogna essere sicuri che nessuno rimanga vivo...
    E nessuno è rimasto vivo! Primo Levi ha solo avuto la forza di ricordare ancora una volta, per l'ennesima volta il suo olocausto, il suo travaglio, il suo dolore. Fortunato di esser sopravvissuto? No, sfortunato di soffrire giorno dopo giorno per un ricordo che indelebile scorre nella mente. Levi è stato ucciso una volta come uomo, è stato ucciso due volte dal ricordo lacerante che lo avrebbe spinto in seguito al suicidio, l' 11 aprile 1987.

    DIE ARBAEIT MACHT FREI - Il lavoro rende liberi.
    Questo è l'aforisma impresso davanti al campo di concentramento di Auschwitz. Voi cosa avreste pensato nel momento in cui il treno varcava il cancello? Cosa avreste pensato voi se qualcuno vi avesse strappato i vestiti, l'oro, i capelli, le origini, la vita...? Se qualcuno vi avesse strappato il nome, l'identità e vi avesse invece assegnato un codice numerico di riconoscimento tatuato sul corpo...?

    Non c'è limite alla stupidità dell'uomo. Basta gurdarsi ancora intorno per confermare questa tesi. Ma qualcuno insegna che "Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo" (P. Levi). Ai posteri l'ardua sentenza

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  2. senza nome e anti ipocrisia2 gennaio 2009 alle ore 05:31

    grande primo levi!!!

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