lunedì 28 gennaio 2008

 

Seduto davanti al PC, l'immaginazione mi porta a migliaia di Km lontani dalla mia camera. L'immaginazione mi porta indietro nel tempo su un vagone merci che viaggia verso mete sconosciute. Ammucchiati come bestie, al buio, con la puzza di marcio...uomini cadaveri che non son giunti a destinazione per il loro stato malato e debole già alla partenza...ma tutti devono partire perchè bisogna essere sicuri che nessuno rimanga vivo...
E nessuno è rimasto vivo! Primo Levi ha solo avuto la forza di ricordare ancora una volta, per l'ennesima volta il suo olocausto, il suo travaglio, il suo dolore. Fortunato di esser sopravvissuto? No, sfortunato di soffrire giorno dopo giorno per un ricordo che indelebile scorre nella mente. Levi è stato ucciso una volta come uomo, è stato ucciso due volte dal ricordo lacerante che lo avrebbe spinto in seguito al suicidio, l' 11 aprile 1987.

DIE ARBAEIT MACHT FREI - Il lavoro rende liberi.
Questo è l'aforisma impresso davanti al campo di concentramento di Auschwitz. Voi cosa avreste pensato nel momento in cui il treno varcava il cancello? Cosa avreste pensato voi se qualcuno vi avesse strappato i vestiti, l'oro, i capelli, le origini, la vita...? Se qualcuno vi avesse strappato il nome, l'identità e vi avesse invece assegnato un codice numerico di riconoscimento tatuato sul corpo...?

Non c'è limite alla stupidità dell'uomo. Basta gurdarsi ancora intorno per confermare questa tesi. Ma qualcuno insegna che "Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo" (P. Levi). Ai posteri l'ardua sentenza

Grazie a Gregorio, per averci inviato questo bellissimo commento.

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